Suggestioni nella tessitura cromatica
ll Iinguaggio espressivo di Roberto Comelli manifesta il fervore gioioso di chi contempla la bellezza del creato, ne percepisce la forza vitale e ne trae ispirazione per farsi narratore della sua stessa meraviglia. Autore del tutto contemporaneo, nella sua espressività fortemente cromatica e molto prossima allinformale, egli priviegia soprattutto una trascrizione densa di sentimento, essendosi evidentemente liberato dagli equivoci schemi veristici tipici del’laccademia. Comelli capta ogni volta gli elementi primari della vita, in una sorta di delirio caolico che li riporta a una loro misteriosa origine primordiale.Raccontando la sua verità emozionale, egli sa aprire una finestra sul mondo rinnovato, offrendo un’esperienza alternativa e del tutto neutrale
Vittorio Sgarbi
(Da “I gíudizi di Sgarbi” – 99 artisti da cataloghi di ARTe Moderna – Editoriale Giorgio Mondadori), Anno 2006
Germano BeringheliPrefazione pubblicazione Mondadori (2008)
Siano consentite, all’estensore di questa monografia di Roberto Comelli, due citazioni storiche, opportune per chiarire, sin dall’inizio, le motivazioni della sua pittura simultanea, del percorso, fatto di scarti improvvisi e compiuto, passando attraverso l’espressione, verso l’artisticità. Disse Duchamp — uno dei due artisti, l’altro è Picasso, che hanno influenzato, con invenzione e straordinaria apertura mentale, la contemporaneità —: “Guardare attraverso, per vedere oltre”. Molto tempo dopo, John Cage — il musicista statunitense che aveva concepito la composizione come processo aperto al caso e alla contaminazione dei diversi linguaggi — certo che i dadaisti avessero combattuto l’apparenza, attraverso i processi ideativi della ragione — da Dada, appunto, a I trasparenti, aggiunse, memore probabilmente del ready-made La fontana: “Supponiamo che non sia un Duchamp. Basta girarlo e lo diventa”. Le due affermazioni, pertanto, sono stimolanti per interpretare la serie di sottili transizioni operative di Comelli, il pittore contemporaneo che ha realizzato, di fatto, un’opera avvincente per l’inedita flessibilità a un nomadismo regolato da un ventaglio di rimandi continui e alternati, dall’incanto bidimensionale del colore di Matisse alla compenetrazione futurista dei piani. Il dato costante della pittura di Comelli e la caratteristica personale del suo lavoro sono evidenti nell’andamento sincrono e alternato delle differenti “maniere”, ovvero in una sorta di evoluzione autonoma, variabile e metastorica, che regge l’immagine. I processi di sviluppo della sua pittura hanno pertanto attraversato lo spazio in modo simultaneo, accentuando gli scatti futuristi, da sinistra a destra sulla superficie e viceversa, nonché dall’esterno all’interno e in profondità. Come osservò Klee, acutamente, il compito dell’artista è rendere visibile l’invisibile: “Se un pittore contempla un prato non è per reificare, con il verde il prato. Deve dipingerlo comunicando il crescere dell’erba”. Pertanto le prime immagini figurative di Comelli, affidate al continuo lineare, perseguono in principio l’idea, per poi cedere il passo alla vitalità sfrangiata e decorativa del barocco e, nel più singolare rapporto tra maniera antica e moderna, puntano, decise, a smussarsi, tanto che il loro scomporsi può far pensare.alla ‘differenza’ di Derrida. Da questo momento Comelli sviluppa tratti cromatici e spatolate dense nelle immagini che ricreano, soggettivamente, la puntigliosa volontà di identificare la realtà artistica con quella verista, seguendo un procedimento comportamentale legato allo spazio temporale tra figurazione e astrattismo. Infatti il suo dipingere è un oscillare per transiti che scorrono tra impressione ed espressione. Per cui è facile constatare come l’operazione artistica di Comelli scopra, attraverso la ricerca, il senso del proprio ruolo ‘concettuale’ ricreando la realtà nel suo divenire, cogliendone l’aspetto dinamico. In questo modo l’artista mette in evidenza, attraverso la scomposizione dei dati formali del linguaggio pittorico, l’autentica finalità della rappresentazione artistica: ricomporre la sostanza dell’immagine dalla sua apparenza, dalla parvenza, che ha colpito emo-tivamente lo sguardo, alla realtà rappresentata. Un’operazione intellettuale che procede dalla restituzione simbolica e prevalentemente otti-ca del sensibiie al suo accoglimento interiore. L’artista conosce bene, proprio come Cézanne, i passaggi di colore e gli spessori della materia cromatica utili a esaltare la forma, dando vita a una rappresentazione artistica in una com-plessione espressiva delle immagini. Si osservi perciò, nei suoi dipinti — siano essi volti all’accezione figurativa o a quella del-Fastrattismo — l’uso del colore. colore è sempre timbrico (mai tonale) e corrisponde alla sua trasposizione diretta e autoaf-fermagva suha tela, tenendo conto del rapporto con la dimensione esistenziale (lo stesso eser-citato dai pittori americani dell’action painting) piuttosto che delle sue particolari variazioni, ovvero delle graduazioni emotive e sensibili intrise dalla visione di luci e ombre e dall’am-missione allo spettro interiore. Comelli ha proceduto, perciò, nell’interpretazione, dal figurativo (mai iperrealista) all’infor-male (mai naturalistico) senza trascurare la convinzione che l’opera d’arte non è altro che un mezzo visivo per comunicare un atto mentale. Questo suo itinerario può essere influenzato dalla casualità dell’osservazione severa di Kandinskij per cui una figura dipinta verticalmente può diventare altra se il quadro che la contiene è guardato orizzontalmente. Cage, dunque, ha sottolineato l’affermazione di Duchamp che recita come, per disposizione dell’artista, una cosa può diventarne un’altra. Una caratteristica del grande francese fu quella di guardare ‘attraverso’ per andare ‘oltre’. Così è anche nelle opere di Roberto Comelli, che nell’essere guardate vanno oltre, svelando nel a loro spazialità una dinamica tridimensionale frutto delle sue continue ricerche ottico-per-cettive. Il Can-can! — dipinto in orizzontale su più piani e osservato nelle sue trasparenze e per le sue coincidenze, da uno sguardo che non si ferma alla superficie e che penetra le partizioni for-mali dell’opera — è un ingegnoso gioco (Fluizinga) di combinazioni volte all’interno; un -par-lare’. con la pittura, l’immaginazione pensata per superare. nel senso del quadro, la frantuma-zione dell esistenza. Un modo ulteriore, quindi, per portare. ‘oltre’ la soglia della pittura, una te.M-el’ILt. Vi capace di offrire l’inedito tra arte e rappresentazione sensibile.
(dalla collana “Selezioni d’arte” , Torino, 2008)
Giovanni Faccenda Quanto nello spazio e in pittura può risorgere
In un’epoca segnata da una curiosa dicotomia in ambito creativo – banale omologazione o bizzarro arbitrio –, l’esclusivo itinerario espressivo di Roberto Comelli, lungo, ormai, quattro decenni, conserva fra gli altri il pregio di essersi progressivamente emancipato dalle peggiori consuetudini nostrane attraverso un organico avvicendarsi di febbrili stagioni ideative – assai diversa la prima, figurativa, da tutte le altre –, che ne hanno sempre più elevato la figura agli occhi del pubblico e nel giudizio della critica, tanto da occupare oggi, Comelli, un posto di rilievo all’interno di un selezionato versante dell’arte italiana contemporanea. Il percorso, vasto, che egli ha compiuto fino alla recente e peculiare scomposizione visiva, evolutasi, nell’attualità, in direzione spazialista, ha mantenuto come attributo comune l’indole, estranea all’appagamento e viceversa portata alla sperimentazione, di un autore che ha mostrato interesse, almeno fino a tutto il 2006, verso varie direzioni: la natura, il paesaggio, quanto intorno e all’interno degli uomini. La pittura, assoggettata ai singoli intendimenti del proprio ispirato artefice, è così transitata dal realismo romantico, che ebbe a contraddistinguere agli esordi l’attività di Comelli, ad un impianto squisitamente informale tipico di due differenti contesti: abitati da un riverbero intimista e da un’urgenza di sintesi, quelli fra la seconda metà degli anni Ottanta (Ultima luce) e parte del decennio successivo (Dentro l’onda); costruiti oltre la soglia del percettibile, i lavori a noi più prossimi, emblematicamente rappresentati da alcune grandi tele (Collisione, Battaglia navale, Mattanza) ebbre di fremiti, cromie e variegati abbandoni. Indomito ricercatore, Comelli ad un certo punto realizza – siamo già nel 2007 – le ulteriori possibilità di un linguaggio pittorico caratterizzato dalla prerogativa di distruggere e far risorgere l’immagine di volta in volta assunta a pretesto narrativo. In tale proponimento dell’artista, soprattutto in quella sua specifica tendenza ad analizzare e subito sezionare la ricca offerta del visibile, collima – anche – una parallela e concettualmente analoga investigazione interiore, fra le ansie, i sussulti, gli incantamenti e nondimeno le disillusioni che albergano nel proprio quotidiano. Il «terzo occhio», così, feconda una prospettiva inedita ed esaltante: quella, appunto, della scomposizione visiva. Ampliato fino all’ultima dimensione il misterioso rapporto che s’instaura tra autore e spettatore – l’opera è sempre per metà di chi la guarda e non solo, dunque, di chi la esegue –, Comelli inizia a destrutturare volti e, parimenti, stati d’animo. L’esercizio, ardito, non ha precedenti nel mondo conosciuto: s’impone, pertanto, nella stupita immediatezza che accompagna i mutamenti davvero radicali. Un conseguente passo che il pittore compie verso una rappresentazione ancora più incisiva, in termini estetici e filosofici, è il ricorso all’oggetto-simbolo, l’elemento in grado di evocare, in chi guarda, arcani significati. Così le chiavi in Segreti e gli ingranaggi di orologi d’epoca nella suggestiva Scomposizione temporale: eccellenze, queste, di una stagione che prosegue densa di scoperte e di rivelazioni. Anche nella scultura, ove interviene altro genere di necessità e, allo stesso tempo, di ricercatezze tecniche (Sommergibile Nazario Sauro, Vedere oltre, Il giorno e la notte), Comelli insiste verso fascinose mete cosmiche, le stesse in cui echeggia, forte, il senso di Controcorrente: scultura, scomposizione visiva, presente e insieme futuro di un’indagine ormai estesa ad ogni angolo della mente. In fondo, a pensarci bene, quanto è dato di vedere o soltanto di immaginare, nel lavoro di quest’artista così originale, ha un retrogusto, tutt’altro che sfumato, di salsedine. Il mare – sublime diaframma fra visibile e invisibile –, per Comelli, del resto è come sangue nelle viscere: molte onde, infatti, continuano a sciabordare in lui con fragore antico. Oggi, fra le spume lattiginose, si mescolano le tensioni e gli idilli di un uomo deciso a scoprire gli archetipi dell’anima come, un tempo, i legni, le conchiglie e le alghe disseminati dopo la tempesta sulla battigia. L’immenso e l’infinitesimale, nella loro beffarda apparenza, è ciò che di prodigioso, d’altronde, l’arte spartisce con il mare.
Firenze, settembre 2011